venerdì 28 settembre 2012

C'era una volta la foresta

C'era una volta, tanti tanti anni fa, un mondo dove l'uomo viveva felice, in comunione con Natura, di cui utilizzava solo il necessario e in pieno rispetto di essa: allora, tutta l'Europa era un immenso polmone verde, abitato da un'immensità di animali, che non finivano in zoo ma potevano vivere in libertà.
L'uomo allora non si occupava di crescita economica ma di vita; i valori erano altri, c'era un gran senso di sacralità per tutto ciò che li circondava. Quegli uomini, che oggigiorno definiremmo primitivi, avevano capito ciò che esiste di più grande dell'uomo, e lo veneravano, come segno di rispetto e devozione nei confronti della Grande Madre Terra che li ha fatti nascere e crescere, e di tutte le altre creature nate da Essa.

Oggi, ce ne rendiamo conto tutti, non è più così. Cos'è successo? Lo possiamo vedere tutti, osservando la realtà attuale o interpretando la storia. C'è chi parla dell'uomo come signore del mondo, di cui può fare ciò che meglio crede. Che sia vero o no, di fatto fin'ora ha fatto quello che ha creduto; si è sentito onnipotente, reputandosi un essere prescelto e migliore degli altri,  e ha creduto di poter modificare il mondo a suo piacimento. A cosa ha portato questa presunzione umana? Guardiamoci intorno e ci daremo una risposta. Progressi ce ne sono stati, certo, ma non solo. Oggi la nostra civiltà è inscatolata in orride costruzioni di cemento, e lo sviluppo della società umana è giudicato maggiore tanto più si distacca dalla Natura; quasi si giudica la Natura un nemico e non si riconosce invece che NOI FACCIAMO PARTE DI ESSA E DISTRUGGENDOLA DISTRUGGIAMO NOI STESSI!

Sprechiamo le risorse che essa ci offre ad un ritmo allucinante, e di questo si nutre il nostro sistema economico della presunta crescita infinita. Andando avanti con questi ritmi nel 2050 avremo bisogno di 3 pianeti come il nostro. Uccidiamo convinti della nostra superiorità, ma cosa ci resterà? A che cosa sarà servita la nostra crescita quando le foreste saranno esaurite, l'aria irrespirabile per via dell'inquinamento e della mancanza di piante che rilascino ossigeno? A cosa sarà servita la nostra crescita infinita quando i ghiacci si saranno sciolti e l'innalzamento del livello del mare cancellerà intere città come New York? A cosa sarà servita la nostra crescita quando avremo cancellato dal pianeta milioni di altri esseri viventi per far spazio alla nostra presunzione e alla nostra stupidità? Siamo incapaci di gestirci, non riusciamo a guardare oltre il presente. E' in questo che siamo superiori?
La realtà è che il consumismo (e quindi il nostro sistema economico basato sull'aumento dei consumi) significa la morte del nostro pianeta!

Se ti è piaciuto, leggi anche Overshoot day e Consumismo genocidio delle culture e Il peso dei paesi ricchi.
Se invece preferisci un video, guarda The History of Stuff.

mercoledì 26 settembre 2012

Ma...Cosa respiriamo?

Raramente ci soffermiamo su tale domanda; si è troppo presi dal tran-tran quotidiano per dedicarci del tempo. Andiamo a scuola, camminiamo, prendiamo la macchina, ci spostiamo, oppure stiamo fermi, aspettiamo, studiamo, lavoriamo...qualunque cosa facciamo, anche dormire, è evidente che abbiamo bisogno di respirare. Non lo facessimo moriremmo, e questo lo sanno anche i bambini. Ma in che condizioni è la nostra aria? Probabilmente, lo sapessimo non saremmo molto tranquilli.

A darci un'idea arriva puntuale un rapporto dell'Agenzia Europea dell'Ambiente, che lascia pochi dubbi; noi italiani possiamo vantare l'aria peggiore d'Europa!
Infatti, il nostro bello stivale ha "superato più volte" i livelli massimi consentiti dall'UE in quanto a nickel, benzene, monossido di carbonio (CO), particolato, ozono e polveri sottili!
Insomma, c'è ben poco di cui essere fieri... e inoltre per una volta, non c'è grande differenza tra Nord e Sud del paese; anzi, in molti casi i picchi di inquinamento sono arrivati proprio dalle zone industriali della parte del Nord Italia, come nel caso delle quantità esagerate di nickel, e città come Milano, Bergamo e Novara sono in prima fila per aria inquinata.

Del resto, anche questa foto parla chiaro; nella zona della pianura padana l'inquinamento atmosferico raggiunge livelli altissimi.

Questa è la triste realtà; siamo un paese che inquina al massimo, distrugge il territorio con mostruose colate di cemento, dove il riciclaggio è solo una seconda opzione, dove cave e discariche la fanno da padrone, dove oramai gli sprechi abbondano al punto e dove persino è diventato impossibile godersi la semplice bellezza di un cielo stellato.
Ecco come si è ridotto il nostro bel paese.

sabato 22 settembre 2012

Decrescita, stop al consumismo

E' passato un po' di tempo dall'ultima volta che mi sono occupato del movimento della decrescita felice; per chi non lo sapesse, esso è un movimento che promuove la riduzione della produzione e dei consumi, proponendo un modello economico basato non sulla crescita del Pil ma con nuovi indicatori di benessere di un paese, che tengano conto dell'effettivo star bene dei cittadini e non sul consumo di merce; tutto questo per far fronte ad una crisi ambientale senza precedenti, causata dalla politica consumista attuata fin'ora, e che ha condotto in questa crisi economica di grandissime dimensioni.
Essa propone quindi un nuovo tipo sistema economico, basato sulla sobrietà e contro gli sprechi di risorse.
Io ho conosciuto queste idee tramite un libro di Maurizio Pallante intitolato "Meno e Meglio" ( per saperne di più vai a Letture verdi) ed esse hanno cambiato radicalmente il mio modo di pensare.


Come mostra lo schema sopra riportato, punti cardine della decrescita sono il riciclo delle materie e il riutilizzo opposto all'ormai classico "USA e getta" (ho scritto USA in questa maniera non per caso, mi sembra evidente che un paese che da solo consuma il 30% delle risorse mondiali sia il simbolo del consumismo sfrenato).
Si tratta di questo; vivere con meno cose, consumando meno, ma in maniera qualitativamente migliore, e con un occhio di riguardo alla nostra impronta ecologica (ossia a quanto inquiniamo): nel sistema attuale, un consumo eccessivo di risorse (ad esempio di acqua) corrisponde ad un aumento del Pil, e di conseguenza è ben visto dalla società, sebbene si tratti di uno spreco deleterio per l'uomo e per la terra!

Si dovrebbe riflettere più spesso sul nostro comportamento irresponsabile di sperpero di ciò che la natura ci offre, e se davvero il sistema capitalista e consumista sia l'unica opzione possibile e non esistano alternative a tale sistema.
Impariamo che la terra non è nostra, che è abitata da altri esseri viventi che non possono pagare con la loro vita le nostre azioni sbagliate. 

La crescita infinita altro non è che un miraggio irraggiungibile, una chimera lontana; in un mondo con risorse limitate non si può pensare di continuare in eterno ad aumentare i consumi; ciò che la natura per molto tempo ci ha offerto ora sta terminando e ormai l'uomo moderno ha tutto, non può continuare a circondarsi di tutto il superfluo possibile per mandare avanti un sistema impostato in maniera sbagliata. 

martedì 18 settembre 2012

Greenpeace vs Shell 1 - 0

La campagna di Greenpeace ottiene risultati; dopo mesi di pressioni, raccolta firme in rete, gesti pubblici e di protesta per mobilitare le coscienze e l'opinione pubblica (una delle ultime, in Russia, dove attivisti vestiti da orsi polari si sono presentati sotto il palazzo della Gazprom).
La realtà è evidente; quasi 2 milioni di persone si sono mobilitate, in difesa dei ghiacci dell'Artico, e persino  un colosso del petrolio come la Shell davanti a questi numeri si è dovuta arrendere, almeno per il momento; è questa la sostanza; tutti i piani di trivellazione dell'Artico di quest'anno sono stati fermati.

E già questa  è una vittoria: speriamo che andando avanti il movimento in difesa dei ghiacci artici diventi sempre più numeroso e continui a contrastare un'azienda di tali dimensioni, decisa a distruggere il tetto del mondo per degli squallidi interessi economici, per ridare fiato ad un sistema al collasso e basato sui combustibili fossili.

lunedì 17 settembre 2012

Nucleare? No,grazie! (una scelta sempre più diffusa)

Spesso si sente dire "si dovrebbero aprire centrali nucleari in Italia, tanto ne siamo circondati negli stati con noi confinanti, e che in caso di incidente saremmo nei guai ugualmente, quindi tantovale... piuttosto che comprare energia dalla Francia!"
Penso che una frase simile dimostra scarsa conoscenza della materia trattata, oltre che una grande ottusità mentale.
Innanzitutto, mi piacerebbe smontare un mito; è vero, l'Italia compra energia dalla Francia, ma solo nelle ore notturne, e il paese d'oltralpe è costretto a venderla a basso costo per sovrapproduzione!
E poi, che politiche hanno in progetto gli altri paesi nel mondo nei confronti di questo tipo di energia?
Per lo più si stanno discostando dal nucleare, e stanno aprendo le porte alle energie rinnovabili.
Questa scelta era già stata presa coraggiosamente dalla Germania, che vanta ben 17 reattori, di cui alcuni già spenti. Da non dimenticare inoltre la Svizzera, che ha annunciato una progressiva uscita dall'energia ricavata dalla rottura dell'atomo.
Naturalmente non mancano paesi in cui si stanno per prendere scelte importanti in materia, come ad esempio la Francia, dove il programma di Hollande dovrebbe prevedere quantomeno la chiusura delle centrali più fatiscenti.
Notizia di questi giorni, alla serie si aggiunge il Giappone; il forte malcontento popolare seguito alla riapertura delle centrali dopo il momentaneo stop si è fatto sentire, ed è riuscito a imporre timore al governo, al punto da fargli cambiare opinione su un tema cruciale per l'economia del paese. Si è infatti scelto di chiudere tutte le centrali entro il 2030, e di investire sulle energie rinnovabili, per incrementare il loro contributo dall'attuale (irrisorio) 1% al 20%.
E non finisce qui: nonostante l'importante scelta appena effettuata dal governo giapponese, il movimento antinucleare del paese non si accontenta e chiede l'uscita anticipata; e ci sono buone possibilità che vinca anche questa battaglia.
Ma comunque vada, sarà un successo: l'uscita di un paese così importante e che così tanto puntava su quel settore è l'ennesimo segno di quale sarà il futuro dell'energia, non più basata su fonti limitate e inquinanti, ma su altre illimitate e ad impatto 0!

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero interessare anche Fukushima? Colpa del governo giapponese oppure Petrolio e rinnovabili

giovedì 13 settembre 2012

Delfini, bestie da macello?

"L'unico modo per fermare tutto è mostrarlo al mondo."

I delfini sono tra gli animali più amati dall'uomo; vederli suscita in ognuno affetto per queste tenere creature. Eppure, spesso il trattamento che gli riserviamo ha ben poco di affettuoso.
Tutti gli anni si sente parlare delle crudeli cacce ai cetacei praticate qua e la nel mondo; in genere la notizia è utile per riempire l'ultima pagina del tg e finisce tutto lì. Ma che cosa succede davvero? Vi racconto ciò che accade in due diverse parti del mondo, una all'opposto dell'altra, per cercare di far conoscere la verità.

Taiji è apparentemente una bella cittadina del Giappone, con paesaggi bellissimi, ma che nasconde una realtà terribile; in una laguna, che oltretutto è zona protetta, ogni anno migliaia di delfini vanno incontro al loro triste destino; i più fortunati vengono scelti per grandi parchi marini mondiali, presi e deportati per condurre una vita breve di sfruttamento per allietare stupidi umani che si divertono a vederli saltare in una piscina. Quelli meno fortunati, la maggior parte, sono destinati alla morte; la mattanza inizia a settembre e viene portata avanti fino a marzo, con il risultato dello STERMINIO SISTEMATICO DI 23MILA ESEMPLARI. Anno dopo anno, la crudeltà si ripete. E ovviamente, nel luogo incriminato non si può entrare...
Perchè questa mattanza va avanti?
Qualche anno fa è stato girato un film/documentario intitolato The Cove, dove vengono denunciati gli orrori di Taiji, e che illustra inoltre come l'uomo stia distruggendo gli oceani e che il consumo di carne di delfino sia fortemente nocivo per l'uomo.
Da quella visione possono emergere spunti che possono spiegare, nel limite del possibile, perchè tutto questo va ancora avanti, sebbene in Giappone la carne di delfino non sia molto consumata, almeno apertamente. Infatti, essa viene venduta spacciandola con altri nomi, truffando così l'acquirente. Inoltre, per giustificare il proprio operato nel suolo nazionale, è il governo ha aperto una campagna di propaganda dove viene comunicato che i cetacei stanno riducendo in maniera considerativa il numero di pesce disponibile per la pesca, giustificando la caccia di questi animali come "disinfestazione"!

Stessa situazione avviene da anni nelle Isole Far Oer, che fan parte della Danimarca. In questo caso, si tratta di delfini chiamati "balene pilota", cetacei che vanno dai 5 ai 7 metri di lunghezza. In questo caso i dati ufficiali parlano di circa 1000 esemplari uccisi all'anno, ma molto probabilmente si tratta di almeno 1500, se non persino 3000...
Il tutto viene giustificato in molte maniere; c'è chi dice tradizione, chi invece parla di posti di lavoro, dicendo che si tratta di un'attività indispensabile per l'economia del paese....ma la realtà è che non esistono scuse per un massacro di tali dimensioni.

In entrambi i casi le modalità della caccia rendono l'azione ancora più barbara; a Taiji i delfini vengono spinti verso riva tramite rumori provocati sott'acqua con dei bastoni, e li vengono uccisi senza pietà con varie armi a lama. Nelle Isole Far Oer invece vengono agganciati dalla coda con degli uncini e tramite essi vengono trascinati verso la spiaggia, dove li attendono esecuzioni analoghe a quelle dei loro colleghi giapponesi.

Viene da chiedersi se gli sporchi guadagni che derivano da questi macelli bastino a giustificare questo modo di agire, o se si tratta di pura crudeltà.
Davvero per l'umanità è indispensabile continuare a fare a pezzi questi bellissimi animali? E l'uomo va davvero reputato superiore, se compie certe vergogne?
Bisognerebbe avere l'umiltà di fare silenzio e ascoltare tutto ciò che potremmo imparare da loro, mentre invece siamo solo capaci di massacrarli con asce e coltelli...

Per concludere, vi mostro un video molto toccante, che mostra una madre di delfino portare sulla schiena il suo cucciolo morto da giorni. Come si fa ad uccidere con quella ferocia esseri così sensibili e così intelligenti?
Avremmo molto da imparare da loro.