Nei giorni scorsi, a Rio de Janeiro, si è svolta una conferenza tra i vari capi di stato mondiali, organizzata con l'obbiettivo di prendere provvedimenti concreti sulla difesa dell'ambiente.
Il risultato del meeting però lascia quantomeno a desiderare; viene sfornato infatti un documento di quasi 50 pagine, contenenti 283 articoli, il cui contenuto però è molto lascivo, evanescente, astratto, e privo di rigidità. Queste critiche sono state avanzate da tutti gli specialisti della materia. I temi affrontati, che a mio giudizio sono punti fondamentali, su cui basare la politica dei prossimi anni, erano ambiente, povertà, biodiversità...tutte tematiche critiche ai giorni nostri.
Talmente critiche che nemmeno i capi di stato sono stati in grado di attuare provvedimenti concreti. I discorsi della dichiarazione finale del summit, è come detto, fuori dal mondo, e incompleto: all'appello mancano infatti molti punti cardine, dai diritti riproduttivi delle donne alla difesa dei mari. I signorotti a Rio non sono stati in grado di prendere provvedimenti, probabilmente troppo legati a interessi personali e nazionali derivanti dall'utilizzo degli oceani, distrutti dalla pesca sfrenata e da trivelle che cercano disperatamente le ultime tracce di oro nero per tentare di mandare avanti un sistema al collasso.
Pur partendo con buoni propositi, la conferenza si è trasformata in un'insalata di parole vuote.
E con le parole non si risolve nulla.
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