Sembra assurdo, abominevole, ma è così. Il 22 agosto scorso (2 giorni fa) è caduto l'overshoot day, ossia il giorno in cui abbiamo esaurito le risorse che la natura ci mette a disposizione in un anno.
22 agosto.
In neanche 9 mesi siamo stati in grado di consumare ciò che avrebbe dovuto essere d'avanzo in 12.
Ciò significa che il pianeta di qui alla fine dell'anno non riuscirà più a riassorbire il nostro inquinamento.
Di anno in anno il tempo impiegato dall'umanità nell'esaurire le scorte si è sempre più assottigliato, fino ad arrivare al record negativo di quest'anno.
Può sembrare strano, se pensiamo all'aumento delle energie rinnovabili e a nuove invenzioni che riducono i consumi. Ma la realtà è ben diversa: finché saremo alle prese con un sistema economico che si basa sull'aumento dei consumi, invertire rotta sarà impossibile. Finché il benessere di una nazione sarà valutato da quanto essa riesce a produrre e a consumare, non cambierà niente. Non potrà cambiare niente, finché i capi di stato penseranno al punto percentuale del PIL e non all'effettivo benessere dei cittadini. La crescita a senso unico non è possibile; le risorse sono limitate, e ciò, che ci piaccia o no, significa che non potremo continuare a consumare per sempre. Queste risorse si stanno esaurendo, e anzi, per quest'anno possiamo affermare che già le abbiamo esaurite. Il nostro stile di vita non solo è dannoso per il nostro presente, ma è anche irresponsabile nei confronti di chi verrà dopo di noi.
La verità è che il consumismo significa la morte del pianeta.
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