lunedì 18 giugno 2012

Consumismo genocidio delle culture


Consumismo genocidio delle culture.
Così diceva Pier Paolo Pasolini, e non si può certo dire che avesse torto.
Il significato delle sue parole, senz'altro aspre e dure, sono indubbiamente mirate a porre l'ascoltatore/lettore a domandarsi il perchè di esse. E gli spunti di riflessione fioccano.
Guardiamoci intorno; a cosa è ridotta la nostra società? Tutto si muove intorno al denaro, il cittadino ha perso il ruolo di essere umano, di essere vivente, per finire assoggettato in questo sporco sistema economico senza pietà, occupando il ruolo di consumatore. Siamo figli di questo nostro sistema subdolo e infimo, basato sugli acquisti veloci, facili, apparentemente convenienti. Un sistema economico basato solo sull'aumento delle vendite, non sull'effettivo benessere dei cittadini, non sulla loro felicità. Siamo imbottiti da pubblicità provenienti da ogni parte, che ci stordiscono ogni giorno. Nel nostro mondo frenetico e (appunto) consumista, non esiste più lo spazio per gli affetti, per gli interessi, per le passioni.
L'uomo resta solo un consumatore, nient'altro.
Sotto quest'ottica io vedo inserita la frase di Pasolini; non c'è più cultura, il popolo ha perso le proprie tradizioni, le quali sono state disprezzate e demonizzate dai media, in un paese in cui si sta perdendo il sapere dei nostri vecchi, la conoscenza della terra.
L'uomo è alienato dalla sua natura, ridotto a consumare e buttare, consumare e buttare, ad un ritmo sempre più veloce, spesso senza rendersene conto.
Svegliamoci, è questo che siamo diventati: consumatori.

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